Incontro con sua eminenza Card. Angelo de Donatis

Il 12 dicembre 2019 abbiamo avuto l’onore di ospitare Sua Eminenza Card. Angelo De Donatis.

L’incontro è stato occasione di dialogo aperto con il Cardinale Vicario, che nelle sue parole ha puntato l’accento sul fondamento spirituale dell’azione politica, si è interessato al percorso di Wisdom of Faith e ci ha incoraggiati a proseguire le nostre attività portando l’esempio coraggioso di alcuni testimoni.

Ruolo dei giovani nella politica

Una linea di pensiero indica l’utopia come strada da percorrere, cioè la speranza di essere protagonisti di un futuro migliore ma questa speranza sembra sempre tardare nella sua realizzazione.

Una seconda linea di pensiero segnala invece il rischio della disaffezione dei giovani per la politica e l’indifferenza verso un mondo percepito tutto chiuso al cambiamento dove le lobby e la corruzione regnano incontrastati.

Ci muoviamo un po’ tutti dentro queste due polarità; come non perdere l’orientamento? Dobbiamo sempre recuperare il fondamento spirituale del nostro agire che noi chiamiamo il primato della Grazia.

Fondamento spirituale

Il Compendio della dottrina sociale della Chiesa, del 2004, al numero 27 riconosce la fragilità della politica derivante anch’essa dalla fragilità degli uomini segnati dal mistero del peccato originale: «In questa rottura originaria va ricercata la radice più profonda di tutti i mali che insidiano le relazioni sociali tra le persone umane, di tutte le situazioni che nella vita economica e politica attentano alla dignità della persona, alla giustizia e alla solidarietà».

Il Compendio riconosce però anche la forza della Speranza: “La Salvezza, che il Signore Gesù ci ha conquistato “a caro prezzo” (1 Cor 6,20; cfr. 1 Pt 1,18-19), si realizza nella vita nuova che attende i giusti […] ma investe anche questo mondo nelle realtà dell’economia e del lavoro, della tecnica e della comunicazione, della società e della politica, della comunità internazionale e dei rapporti tra le culture e i popoli”.

È essenziale ridirci questo fondamento spirituale sul quale poggiano le vostre attese, altrimenti corriamo tutti il rischio di costruire sulla sabbia e di dare una lettura della realtà politica, superficiale e distorta. Non a caso papa Francesco ci invita in questo e nei prossimi anni ad una azione pastorale con il “metodo” dell’Ascolto contemplativo. Vorrei dire che spetta in particolare a voi laici impegnati, evangelizzare il mondo del lavoro, dell’economia, della politica; è un servizio spirituale prima di tutto. Questo servizio spirituale non solo fonda una azione politica efficace, ma la libera dal pericolo del collateralismo e della mondanità. È utile ricordare i Principii classici della Dottrina sociale della Chiesa:

a) Dignità della persona umana
b) Solidarietà
c) Sussidiarietà
d) Bene comune

Testimoni che ci ispirano ancora oggi

Primi fra tutti tra gli anni 20 e 30, la FUCIche stava vivendo un momento di rinnovamento di cui il nuovo assistente Montinie il nuovo presidente Righetti furono principali fautori. Attraverso un programma che mirava a «fare per prima, per massima cosa, azione interiore, culturale e spirituale», come sottolineò lo stesso Montini. 

L’esempio di Tommaso Moro (1478-1535) è illuminante in ogni stagione politica; autore come sapete bene di una delle due opere fondamentali che stanno alla base della politica moderna: Utopia, libro apparso quasi contemporaneamente al Principe di Niccolò Machiavelli. Utopismo e realismo come già accennato.

Nel 2000 papa Giovanni Paolo II lo ha proclamato patrono dei governanti e dei politici anche perché lui mai separò l’etica pubblica e la morale privata, le regole della città e le scelte private.

Come non ricordare poi Luigi Sturzo quando sta per terminare l’anno centenario dell’Appello ai “liberi e forti”.

«Ci presentiamo nella vita politica con la nostra bandiera morale e sociale, inspirandoci ai saldi principii del Cristianesimo che consacrò la grande missione civilizzatrice dell’Italia; missione che anche oggi, nel nuovo assetto dei popoli, deve rifulgere» (APPELLO AI “LIBERI E FORTI” del 18 gennaio 1919).

Recuperare qualche sua intuizione politica che non solo non è superata dai tempi, ma anzi brilla ancora per la sua attualità.

L’intuizione di chiamare a raccolta i cattolici,per collaborare alla ricostruzione non solo materiale del primo dopoguerra, dove la povertà diffusa era il pane quotidiano, può essere un esempio per noi di fronte alle nuove povertà di oggi.

La sua profetica visione europeistaEgli fu il primo a parlare di Stati Uniti d’Europa, 13 anni prima di un altro grande italiano,Altiero Spinelli. Oggi il vento populista antieuropeo che da qualche parte soffia, non è minimamente paragonabile a quei giorni della Storia ai quali l’Europa deve tornare a guardare.

La testimonianza del codice di Camaldoli  

Dal 18 al 24 luglio 1943 il Gruppo dei Laureati Cattolici, guidato da Mons. A. Bernareggi, assistente dei laureati dell’Azione Cattolica, tenne a Camaldoli il suo sesto raduno, che si rivelò decisivo per la Costituente. La struttura del Codice era formata da un’introduzione e da sette tematiche. Nella parte introduttiva, intitolata «Premessa sul fondamento spirituale della vita sociale», si ribadiva la centralità della persona umana che precede qualsiasi pretesa da parte della Stato. Era evidente la presa di posizione contro lo Stato etico nazi-fascista, così come contro i regimi comunisti.  

I sette grandi temi su cui si doveva fondare una Costituzione di un Paese democratico erano: lo Stato; la famiglia; l’educazione; il lavoro; la destinazione e la proprietà dei beni materiali, la loro produzione e il loro scambio; l’attività economica pubblica; la vita internazionale.

Nella parte dedicata al «campo politico» si sottolinea come i cittadini non siano dei semplici sudditi, ma per essere veri cittadini essi debbano responsabilmente «perseguire il proprio interesse tenendo conto delle esigenze superiori del bene comune», a tal punto che il Codice prevede anche il dono della vita, valore assoluto per il Vangelo, in favore degli altri consociati: «I singoli sono tenuti a sacrificare se stessi anche fino a rimettervi la propria terrena esistenza, quando fosse necessario per il bene generale della comunità».

Abitare i luoghi del conflitto

Papa Francesco ci invita ad “abitare” i luoghi del conflitto. In Evangelii Gaudium, citando la Evangelii Nuntiandi di San Paolo VI, afferma: «L’evangelizzazione non sarebbe completa se non tenesse conto del reciproco appello, che si fanno continuamente il Vangelo e la vita concreta, personale e sociale, dell’uomo» (EN 29, cit. in EG 181).

Così anche nel fondamentale Discorso all’incontro che i rappresentanti del V Convegno nazionale della Chiesa Italiana a Firenze nel 2015: «la Chiesa sappia anche dare una risposta chiara davanti alle minacce che emergono all’interno del dibattito pubblico: è questa una delle forme del contributo specifico dei credenti alla costruzione della società comune. I credenti sono cittadini. E lo dico qui a Firenze, dove arte, fede e cittadinanza si sono sempre composte in un equilibrio dinamico tra denuncia e proposta. La nazione non è un museo, ma è un’opera collettiva in permanente costruzione in cui sono da mettere in comune proprio le cose che differenziano, incluse le appartenenze politiche o religiose».

Politica e Pace

Proprio oggi è stato pubblicato il Messaggio del Santo Padre Francesco per la  celebrazione  della 53ª Giornata Mondiale della Pace 1° gennaio  2020 dal titolo «LA PACE COME CAMMINO DI SPERANZA:  DIALOGO, RICONCILIAZIONE  E CONVERSIONE ECOLOGICA».

Come vedete la conversione ecologia è un tema ormai centrale, urgente, ineludibilela nostra diocesi sta dedicando a questo gli incontri in Cattedrale con il faro della Laudato Si’

Vorrei citare del documento sulla Pace uscito oggi, il n.1 che a me pare sia particolarmente di stimolo per voi: «La pace è un bene prezioso, oggetto della nostra speranza, al quale aspira tutta l’umanità. Sperare nella pace è un atteggiamento umano che contiene una tensione esistenziale, per cui anche un presente talvolta faticoso “può essere vissuto ed accettato se conduce verso una meta e se di questa meta noi possiamo essere sicuri, se questa meta è così grande da giustificare la fatica del cammino” (Benedetto XVI, Lett. enc. Spe salvi (30 novembre 2007)). In questo modo, la speranza è la virtù che ci mette in cammino, ci dà le ali per andare avanti, perfino quando gli ostacoli sembrano insormontabili».

Vorrei concludere con queste parole piene di speranza del nostro vescovo e vi ringrazio con un breve testo di Tommaso Moro, che rivolgendosi a Dio, pregava: «di avere la forza di cambiare le cose che posso cambiare, di avere la pazienza di accettare le cose che non posso cambiare, di avere soprattutto l’intelligenza di saperle distinguere».

di S.E.R. Card. Angelo De Donatis

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